Ablazione transcatetere con radiofrequenza della fibrillazione atriale: una causa di tromboembolismo silente ?
L’ablazione transcatetere con radiofrequenza atriale sinistra è diventata una procedura di routine per il trattamento della fibrillazione atriale.
Uno studio ha valutato mediante risonanza magnetica cerebrale pre-procedurale e post-procedurale il rischio tromboembolico, silente o clinicamente manifesto, nel contesto dell’ablazione della fibrillazione atriale.
L’endpoint secondario dello studio era l’identificazione di parametri clinici o procedurali correlati all’embolia cerebrale.
Sono stati inclusi nello studio 232 pazienti con fibrillazione atriale parossistica o persistente candidati per ablazione con catetere a radiofrequenza atriale sinistra.
E’ stato eseguito isolamento della vena polmonare o isolamento della vena polmonare più lesioni lineari più deframmentazione atriale con cateteri per ablazione con punta irrigata.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti a risonanza magnetica cerebrale per immagini pre-procedurale e post-ablazione.
In 1 paziente ( 0.4% ) si è manifestato un evento cerebrovascolare sintomatico peri-procedurale, mentre le risonanze magnetiche post-procedurali hanno mostrato nuove lesioni emboliche in 33 pazienti ( 14% ).
Nessun parametro come età, ipertensione, diabete mellito, precedente storia di ictus, tipo di fibrillazione atriale e trattamento antitrombotico pre-ablazione ha mostrato una correlazione significativa con l’embolia cerebrale ischemica.
Parametri procedurali come il tempo di coagulazione attivato e, in particolare, la cardioversione elettrica o farmacologica a ritmo sinusale hanno mostrato correlazione inversa con un aumento dell’incidenza di tromboembolismo cerebrale e la cardioversione è inoltre risultata associata a un aumento del rischio di 2.75 ( P=0.009 ).
In conclusione, l’ablazione a radiofrequenza atriale sinistra è correlata a un basso rischio di ischemia cerebrale sintomatica, ma è associata a un rischio notevole di ischemia cerebrale silente rilevabile mediante risonanza magnetica per immagini ( RMI ).
Il livello di tempo di coagulazione attivata e, in particolare, la cardioversione elettrica o farmacologica a ritmo sinusale durante l’intevento sono risultati fattori di rischio indipendenti per il tromboembolismo cerebrale. ( Xagena2010 )
Gaita F et al, Circulation 2010; 122: 1667-73
Cardio2010
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